domenica 20 gennaio 2008

Presentazione Massimo Antonio SANNA

UN’UMILE DIDASCALIA

Incisioni sperimentali
Emblematico è il bagaglio che Gianni Atzeni ha portato a Sassari. Costituito da una infinita teoria di grafica; dai primi esordi sino allo stato attuale dell’incisore. Emblematico perché, non solo esprime l’iter creativo di tutti questi anni, ma anche, denota l’atipicità che lo connota tuttora: egli ha studiato con grandi personalità del settore ma mantiene ancora un’identità autonoma da autodidatta e sperimentatore.
E’ un approccio ancora, amatoriale, ma non fraintendetemi, a distanza di vent’anni dagli inizi. Amatore in senso etimologico, è colui che svolge la pratica ancora con entusiasmo e abbastanza libertà da consentirgli di spaziare a tutto campo tra le possibilità che il medium offre.
E l’impianto grafico mantiene un andamento caratterizzato da quella sperimentazione che ho prima rilevato ma ad esso si innestano valori che oltrepassano la pura forma.
E’ vero che in Atzeni si riscontrano diverse sfaccettature del medesimo fare: v’è sempre un continuo svelare la struttura portante dell’opera in aggiunta ala parafrasi bidimensionale della materia che lui cerca nella pittura. E’ anche vero che nelle grafiche si percepisce la presenza di diverse istanze; un monocromo sofferto costruito con la morsura e con l’incisione, un geometrismo “altro” che lo avvicina al lirismo informale, sino all’ultima fase della ricerca che lo avvicina a territori neofigurativi (vedi cartella a quattro mani col pittore Angelo Liberati).
Ma è particolarmente evidente, in questa mostra semiantologica, l’interesse filologico che Atzeni sente nei riguardi dell’acquaforte. Difatti, è possibile verificate questa sua tendenza nell’attenzione quasi didascalica che egli ha nell’operazione e nell’esibire tutti i suoi lavori.
E’ per questo motivo che vediamo, in questa esposizione, sia grafiche semplici e sintetiche nel segno sia elementi più costruiti e risolti nella struttura. E’ il disvelamento della pratica dell’acquaforte, stato per stato, dal momento primario della prima morsura sino al prodotto finale.
Sembra quasi dire come si fa. Sembra affermare che è questa una maniera alchemica ma può anche essere spiegata ai bambini.
E mi sembra giusto, infine, ricordare, come e quanto, questa pratica travalichi il contesto stesso dell’incisione contaminando sinergicamente con ulteriori stilemi, gli altri ambienti propri alla poetica di Gianni Atzeni.
A questo punto viene spiegato il perché egli utilizzi, una volta esaurita la tiratura, la testimonianza di questo agire, la lastra intera frammentata o rielaborata, commista alle altre parti della sua combine painting. Un pò fondamento, un po complemento dell’estetica totale di Gianni Atzeni.
Presentazione in catalogo di Massimo Antonio SANNA

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